Quando si progetta, l’architettura non è la sola disciplina chiamata in causa: bisogna tenere conto anche del contesto storico e sociale e, soprattutto, dell’ambiente. Un esempio? I progetti dello studio di Sasaki, l’architetto che ha aperto la progettazione del paesaggio all’interdisciplinarietà.
“L’architettura ha il potere di affrontare le sfide più urgenti che ci attendono, dall’eguaglianza sociale alla resilienza ambientale. È un agente di cambiamento. Eppure, l’accesso all’architettura e alla progettazione – per le comunità che ne hanno maggiormente bisogno – è spesso limitato”. È il mantra di Sasaki Associates, lo studio statunitense di architettura e disegno del paesaggio (e non solo) fondato nel 1953 dall’architetto e paesaggista Hideo Sasaki. Nato nel 1919 in una famiglia di discendenza giapponese e cresciuto tra California a Arizona, per via delle sue origini Sasaki passa la Seconda Guerra Mondiale come internato per poi riscattarsi grazie ai suoi studi. Per lui l’anno della svolta è il 1953, dando il via alla sua ventennale carriera come professore presso l’Università di Harvard e inaugurando il suo studio a Watertown, in Massachusetts. Il lavoro condotto negli anni successivi ha fatto sì che oggi a Sasaki spetti il merito di aver contribuito alla modernizzazione del dipartimento di architettura del paesaggio di Harvard: durante le sue lezioni, non era inusuale che invitasse ospiti provenienti da altre settori, aprendo di fatto la strada all’interdisciplinarietà nel progetto del paesaggio, mescolando cultura, storia, ambiente e sociale.
Scomparso esattamente vent’anni fa, il suo nome non è l’unica cosa che lascia in eredità al suo studio, oggi con doppia base a Boston e Shangai. Il team infatti continua a fare tesoro dei suoi insegnamenti occupandosi principalmente di urbanistica sostenibile, sistemi resilienti e architettura per l’educazione e l’innovazione, sempre in un’ottica green e con un approccio olistico.
Ecco tre esempi in ordine di scala per capire meglio di cosa si tratta:
- Il Bristol Community College John J. Sbrega Health and Science Building in Massachusetts è l’opera che è valsa allo studio il secondo posto nella top 10 dei progetti più sostenibili del 2017 secondo l’AIA – American Institute of Architects. Per questo edificio, Bristol ha fissato criteri ben precisi per garantire un’architettura di qualità anche e soprattutto dal punto di vista sostenibile. Grazie all’approccio interdisciplinare tipico della filosofia di Sasaki, lo studio ha messo a punto sistemi innovativi in grado di eliminare il ricorso a combustibili fossili, aumentando l’efficienza e riducendo drasticamente i consumi. Inaugurata nel 2016, la struttura ospita più dipartimenti scientifici, per ognuno dei quali si spazia dalle aule ai laboratori. In particolare, questi ultimi sono rigorosamente vetrati, quasi a ricordare che i progressi della scienza possono e devono essere sempre sotto gli occhi di tutti. Per favorire il confronto anche informale tra i fruitori, le aule studio e gli spazi relax sono centrali alla struttura e condivisi tra tutte le facoltà. Vai alla pagina del progetto sul sito dello studio.
- Il Riverwalk di Chicago si è invece aggiudicato il titolo di progetto tra i migliori del 2018 per l’American Society of Landscape Architetcts. L’omonimo fiume di Chicago riflette in tutto e per tutto la città che attraversa, inclusa la sua storia e l’evoluzione delle sue esigenze: “Un tempo un ruscello paludoso, il fiume è diventato un canale ingegnerizzato strumentale alla trasformazione industriale della città” racconta lo studio “dopo la famosa inversione del flusso del corso d’acqua voluta per migliorare i servizi igienico-sanitari della città, il ruolo civico del fiume è stato valorizzato grazie alla realizzazione di passeggiate lungo il fiume. Ora, con il Chicago Riverwalk, stiamo assistendo a un nuovo passaggio evolutivo ecologico, ricreativo ed economico, del fiume così come della città”. Vai alla pagina del progetto sul sito dello studio.
- Arriva dalla Cina, infine, il caso del masterplan per un nuovo distretto tutto incentrato sull’agricoltura, disegnato nel 2016 per il nuovo distretto di Sunqiao di Shanghai e vincitore del premio Urban Planning The Plan Award 2016. Il progetto intende rispondere a una grande questione di interesse globale, l’espansione incontrollata della città, con l’autoproduzione di cibo a basso impatto ambientale. L’ambizione del progetto è quella di proporsi come modello che dimostri come l’agricoltura urbana possa esser parte integrante delle visioni politiche, e non più solo a livello sperimentale. Il masterplan prevede un’interconnessione totale della produzione del cibo con tutte le altre funzioni della città, ricerca e istruzione incluse. Grazie a passerelle elevate ricoperte di viti sarà possibile accedere all’area di produzione, con mercati, serre e una libreria verticale dei semi. A grandi vasche il compito di raccogliere l’acqua piovana, mentre l’esposizione solare delle piante è affidata da strutture rotanti. Ad agevolare il tutto, la dieta degli abitanti del distretto costituita per il 56% da verdure a foglia verde, perfette per la coltivazione idroponica. Secondo il masterplan, il complesso conterà anche centri di ricerca, spazi residenziali e per uffici, verde pubblico e luoghi per la cultura, senza dimenticare importanti campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Vai alla pagina del progetto sul sito dello studio.
5 modi per approfondire i 1000 scenari di Sasaki
- Se ami la carta, il libro per approfondire la storia e i progetti dell’architetto Sasaki è The Offices of Hideo Sasaki. A Corporate History di Melanie Simo
- Nel caso avessi meno tempo a disposizione, ecco un video in cui si condensano vita e opere in appena 3 minuti e 27 secondi
- Per farti un’idea più precisa sul masterplan per il distretto di Sunqiao, guarda questo video
- Se per quest’estate hai in mente un tour in Sardegna, non perderti l’unico progetto realizzato da Sasaki in Italia: un resort del ’68 incastonato nel paesaggio della Costa Smeralda
- Per tutti i cinefili, infine, un intramontabile gossip datato anni ’80: tra i progetti di interior design di Sasaki, ce n’è uno realizzato per un rustico dello scorso secolo sull’isola di Martha’s Vineyard, il quale non solo è stato acquistato da John Belushi, ma ha anche fatto da scenografia alla fine della storia d’amore tra Dan Aykroyd e Carrie Fisher. Il commento dell’attrice, però, non rientra sicuramente tra i più lusinghieri ricevuti dall’architetto: “Sembra una casa abbandonata da Fred e Wilma Flinstone”! Vai alla news