Il reparto psichiatrico del Santa Croce di Moncalieri ha bisogno di un restyling per il suo refettorio, la sua area attività e il suo terrazzo. Il progetto ARIA risponde sperimentando una nuova modalità di progettazione multidisciplinare e partecipata.
Se assunta in gruppi multidisciplinari e sotto la guida di uno o più architetti esperti, la progettazione partecipata può avere effetti positivi sulla salute, sia delle persone che dei luoghi. È il bugiardino del progetto ARIA: Architettura e Riabilitazione voluto da MinD Mad in Design, Fondazione per l’architettura / Torino e Asl To5 in collaborazione con il Circolo del Design e con il contributo di Camera di Commercio di Torino per sperimentare una nuova modalità di progettazione multidisciplinare, partecipata e inclusiva all’interno del reparto psichiatrico dell’Ospedale Santa Croce di Moncalieri.
Si tratta di un percorso a più step, la cui prima fase è costituita dal corso di formazione rivolto agli architetti, inizialmente programmato a marzo 2020 e poi rinviato a data da destinarsi a causa dell’emergenza Covid, cui seguirà un workshop di (vai alla pagina del programma). L’obiettivo finale è ambizioso quanto concreto: la riqualificazione del refettorio, dell’area attività e del terrazzo del reparto attraverso l’assegnazione di un incarico a uno dei progettisti che prenderanno parte a questo percorso formativo di ARIA. Il percorso vuole proporsi come nuova modalità formativa innovativa, ma anche come procedura sperimentale per l’affidamento di un incarico aperte, trasparente e snella, offrendo pari opportunità a tutti i partecipanti. L’iniziativa, inoltre, mira a trasformare il percorso di progettazione degli interventi in un metodo di cura e riabilitazione basato attraverso discipline creative e percorsi inclusivi che valorizzino le progettualità creative latenti dei pazienti. Questo perché il processo creativo, ancora più dei suoi esiti, può essere considerato un potente alleato nelle nuove strategie riabilitative; solo la presa di coscienza di un luogo da parte di chi lo vive, con il coinvolgimento all’interno del processo di trasformazione, può consentire alla bellezza di dare vita a un reale cambiamento.