Spazi residuali

Arrivano da Parigi, Berlino e New York alcuni casi studio che dimostrano come gli spazi abbandonati delle città possano rispondere alle attuali esigenze ambientali, sociali ed economiche. Come? Ne parleremo durante il corso in programma l’11 e il 18 ottobre.

Spazi residuali, terrain vague, spazi in-between, waste land… sono solo alcuni dei termini con cui si definiscono quei luoghi ereditati dal passato, da tempo abbandonati e dimenticati nonostante siano parte integrante della città. L’11 e il 18 ottobre durante il corso Dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio (8 CFP) parleremo di come sia possibile trasformare questi luoghi.

Etichettati come luoghi di degrado perché non più connessi alle sfere economiche e produttive delle città, gli spazi residuali stanno finalmente cominciando a riscattare la propria immagine passando da angoli inattivi a potenziali risorse per la collettività. Utilizzando materiale vegetale come alberi, arbusti ed erbacee e adottando un approccio multiscalare che va dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio, gli spazi residuali non solo possono essere reinseriti all’interno della vita contemporanea, ma possono anche innescare sul territorio urbano nuove modificazioni spaziali, sociali, economiche e ambientali.
Processi sui quali farà luce Alessandro Gabbianelli, architetto e ricercatore in Architettura del paesaggio del Politecnico di Torino, durante il corso Dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio (8 CFP) di venerdì 11 e 18 ottobre.

Nell’attesa, vi proponiamo come spunto di riflessione la storia di tre casi provenienti da Parigi, Berlino e New York che Gabbianelli approfondisce nel suo libro Spazi residuali. La vegetazione nei processi di rigenerazione urbana (Goteco Editore, 2017).

 

La Promenade plantée di Parigi

Lunga 4,7 chilometri, la Promenade plantée (o anche Coulée verte) è tra le passeggiate più conosciute e suggestive di Parigi, famosa soprattutto per il suo tracciato che scorre in mezzo alle abitazioni nel cuore della città.
In parte sopraelevata e in parte in trincea, la passeggiata è costruita su una porzione di una vecchia linea ferroviaria dismessa, la ligne de Vincennes, che tra il 1959 e il 1969 trasportava gli operai di Faubourg Saint-Antoine diretti al lavoro e gli amanti del ballo diretti verso le piste sulla Marna.
Con 15 metri di dislivello tra il punto più alto e il punto più basso, oggi la passeggiata regala a pedoni e ciclisti scorci inediti su alcune delle vie e piazze più conosciute della città, incorniciandole con tigli, noccioli, rosai e piante rampicanti.
Costruita a partire dal 1988 su disegno del paesaggista Jacques Vergely e dell’architetto Philippe Mathieux e inaugurata nel 1993, la Promenade plantée è il primo intervento infrastrutturale che ha portato alla realizzazione di uno spazio verde sopraelevato sviluppato su un unico viadotto. Un esempio virtuoso seguito anche da New York nel 2009 con l’inaugurazione dell’High Line.

 

Lo Schöneberger Südgelände Natur Park di Berlino

Realizzato tra il 2008 e il 2009, il parco naturale di Südgelände è un altro caso di spazio verde disegnato su un vecchio tracciato ferroviario, più precisamente sulla linea utilizzata per il trasporto merci tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale. Nonostante si trovi in una zona centrale di Berlino, a sud ovest dell’aeroporto Tempelhof, questo spazio fu dimenticato al punto da rimanere inaccessibile agli abitanti, senza nessuna strada che lo collegasse al resto della città.
Solo negli anni Settanta, dopo la proposta amministrativa di realizzare una stazione di smistamento nell’area, l’attenzione pubblica tornò ad occuparsi di Südgelände sostenendone la trasformazione in un parco naturale. Alcune ricerche ecologiche, infatti, dimostrarono che durante gli anni di abbandono la zona fosse diventata un’oasi urbana di biodiversità vegetale e animale; al suo interno si contarono, tra gli altri, 366 diverse specie di felci, 49 specie di funghi, 49 specie di uccelli, 14 cavallette, 57 specie di ragno e 95 specie di api di cui oltre 60 in pericolo.
Grazie ai lavori di trasformazione durati dal 1990 al 2000, oggi i 18 ettari del parco offrono ai visitatori un mix unico di radure, boschi, rovine architettoniche ed interventi artistici firmati dal gruppo Odious.

 

I community gardens di Manhattan

Dalle linee continue delle ex ferrovie passiamo agli interventi a macchia di leopardo dei community gardens di Manhattan, un esempio straordinario dell’accezione contemporanea di giardinaggio urbano. La creazione del primo community garden newyorkese è da attribuire a Liz Christie, nel 1973, nel momento in cui decise di far fiorire spazi incolti del suo quartiere utilizzati come discariche, lanciando al loro interno dei sacchetti di semi (green bomb). Un gesto che diede inizio alla green guerrilla, un movimento portato avanti da giardinieri attivisti con l’obiettivo di difendere gli spazi verdi come luoghi pubblici per le attività educative e sociali. Oggi a New York si contano circa 800 giardini comunitari, spesso affiancati da numerose associazioni sorte per assistere con consigli, consulenze, materiali e piante chiunque voglia creare un giardino.

Se non ti accontenti di queste brevi anticipazioni, scopri il programma del corso Dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio (8 CFP). Le iscrizioni chiudono il 23 settembre!