Martedì 20 aprile 2017
Film Commission Torino Piemonte, Sala Il Movie
Via Cagliari 42, Torino

L’architetto catalano Toni Gironès Saderra si è laureato all’ETSAV, la Scuola di Architettura di Vallès, Barcellona, la stessa in cui insegna da dodici anni.
Alla guida dal 1992 del suo studio, Estudi d’arquitectura Toni Gironès Saderra, Gironès cerca di armonizzare i suoi interventi con il contesto: la sua idea è che l’architettura rappresenti uno spazio di intermediazione tra chi la vive e l’ambiente esterno. La parola d’ordine è abitabilità, un risultato da ottenere calcolando le esigenze delle persone, le peculiarità del luogo e le risorse a disposizione, il tutto privilegiando gli aspetti funzionali a quelli formali.
Il suo impegno è stato riconosciuto in più occasioni: tra queste, la Biennale Iberoamericana Architettura Urbanistica 2012 e 2014, la Biennale Spagnola di Architettura e Urbanistica (1° premio nel 2013), FAD Awards 2007 e 2013, BSI Swiss Architectural Award (finalista nel 2014), la Biennale Europea del Paesaggio (finalista nel 2006), Premio Europeo per lo Spazio Pubblico Urbano (finalista nel 2006) e il Premio Europeo per l’Intervento sul Patrimonio Architettonico AADIPA (finalista nel 2013). Le opere di Gironès sono state esposte anche in occasione dell’ultima Biennale Architettura di Venezia, all’interno del padiglione spagnolo insignito del Leone d’Oro e in una personale allestita presso le Corderie dell’Arsenale.

© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
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© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
© Edoardo Piva

A colloquio con Toni Gironès Saderra

Perché noi facciamo architettura? Qual è il compito dell’architettura?
Secondo Toni Gironès Saderra l’architettura con la A maiuscola è quella che definisce il rapporto tra più “costruzioni”, non necessariamente progettate dall’uomo. Qualche esempio: il rapporto tra una casa e l’albero che fa ombra in estate rinfrescando e fa filtrare il sole in inverno quando i rami sono spogli per garantire un po’ di calore naturale; oppure il cono d’ombra di un cartello stradale che consente di sedersi al fresco anche in una giornata estiva. Ciò che unisce questi esempi è il concetto di abitabilità.
L’architettura sta all’abitabilità degli spazi come la medicina alla salute delle persone.
Il progetto architettonico non si conclude però con l’utilizzo; al contrario si trasforma e si modifica attraverso le persone che lo abitano e, talvolta, lo fanno funzionare meglio anche solo attraverso il buon senso. È una cosa viva e che continua a vivere.

I progetti

Espacio transmisor del Túmulo de Seró, il sito della Tomba di Seró, è il nome del percorso archeologico-museale del 2012 che, nei suoi 3.500 metri quadrati di superficie, include aree espositive, uno spazio polifunzionale e un punto ristoro in cui degustare i prodotti locali. L’intervento è stato commissionato dall’amministrazione locale in seguito all’inaspettata scoperta, avvenuta durante i lavori per l’ampliamento di un sistema di irrigazione, di resti archeologici preistorici risalenti a 4.800 anni fa.
Gironès ha scelto di utilizzare materiali locali di recupero per dare vita alle rampe che accompagnano i visitatori del sito, un morbido susseguirsi di salite e discese che si dirama tra i resti di statue e tombe megalitiche e che culmina in un punto panoramico.
La colorazione bruna delle rampe in acciaio corten, la pavimentazione in argilla, le pareti e la copertura in laterzio che si lasciano attraversare da fasci di luce grazie ai loro numerosi spiragli, contribuiscono a creare un’intima e calda atmosfera all’interno del percorso, che si integra con disinvoltura nel paesaggio.

La stessa attenzione al contesto è presente nell’intervento realizzato per la valorizzazione delle rovine di Can Tacó, a Montmelò, anch’esso concluso nel 2012.
Il sito archeologico ospita una domus romana risalente al II secolo a.C.; sorge su un punto panoramico collocato sulla confluenza dei fiumi Congost y Mogent e Besós e si inserisce in un tessuto urbano industrializzato e frammentato. L’intervento ha rappresentato per Gironès un pretesto per agire a una scala più ampia, con l’obiettivo di valorizzare non solo i ruderi della domus ma anche il contesto in cui si inseriscono. Le terrazze archeologiche sono state definite e modellate attraverso alcune reti metalliche, irrobustite da blocchi di pietra provenienti da un’antica cava romana. Per la realizzazione di questi lavori è stato utilizzato anche il materiale di scarto prodotto dagli scavi archeologici; in questo modo lo stesso terreno che prima nascondeva le rovine oggi contribuisce alla loro valorizzazione, assumendo una nuova collocazione e un nuovo significato. Il risultato è una sovrapposizione ordinata tra pietra e acciaio, una reinterpretazione dell’esistente che privilegia l’aggiunta di materiali alla loro cancellazione.

Il progetto per 80 appartamenti di edilizia sociale è stato realizzato nel 2009 a Salou, un Comune sulla costa catalana a sud di Tarragona. L’intervento sorge in un contesto agricolo e conta due blocchi di 4 piani e di 15×52 metri ciascuno. Nel disegnare il progetto, Gironès ha voluto mettere in dialogo gli appartamenti con il loro contesto, creando ambienti di connessione tra queste due diverse realtà; una soluzione escogitata per rimediare alle rigide regole di pianificazione locale cui doveva sottostare, pensate per una rapida crescita urbana a discapito dell’interazione degli edifici con l’ambiente circostante. Ogni piano ospita 10 appartamenti, tutti disegnati sullo stesso modello per un’ottimizzazione dei costi. I piani terreni sono leggermente sopraelevati rispetto al livello del suolo, permettendo all’aria e alla luce naturale di raggiungere i parcheggi interrati.
Le zone di accesso e gli spazi comuni dei due blocchi fanno da cuscinetto tra gli appartamenti e l’esterno e gli ambienti all’aperto si lasciano colonizzare dalla vegetazione che, insieme ai piccoli pioppeti che circondano gli edifici, danno un po’ di sollievo durante il caldo dell’estate. Tutti gli spazi sono stati pensati per adattarsi alle diverse condizioni climatiche: realizzati con materiali semplici e poco costosi, richiedono poca manutenzione e grazie a un’attenta disposizione riescono a creare condizioni ottimali di abitabilità indipendentemente dal periodo dell’anno in cui ci si trova.

Interessante anche il progetto di conversione dell’antica fabbrica Can Minguell del Comune catalano di Matarò, commissionato dal Comune per offrire alla città un nuovo spazio che si prestasse a usi sia pubblici che privati. All’interno dei suoi 2.100 metri quadrati disposti su quattro piani, oggi l’ex complesso industriale ospita un bar e uno spazio polivalente per mostre e laboratori a disposizione dei cittadini, cui si aggiungono uffici privati e spazi per le riprese cinematografiche.
Nell’intervenire su quest’architettura risalente al 1850, Gironès ha voluto mantenerne il più possibile la struttura originale, conservando lo spazio creato dalle ampie volte a timpano e valorizzando la diversità degli elementi che caratterizzano l’ex complesso, mettendone in luce la sua essenza.
Inoltre il progetto tiene conto del flusso dei diversi fruitori che quotidianamente si muovono all’interno dell’edificio: rispettando la disposizione dei due nuclei principali preesistenti, sono state ridisegnate le connessioni tra i diversi ambienti in risposta alle nuove destinazioni d’uso.