La misurazione dell’impatto di un intervento è un’attività fondamentale per chiunque, profit o no profit, operi nel campo della rigenerazione urbana e sociale ed è strettamente connessa alla definizione degli obiettivi e alla scelta di indicatori specifici.
Le imprese sociali, e successivamente anche quelle “profit”, si sono gradualmente rese conto dell’importanza di comprendere e misurare l’impatto sociale prodotto, non solo per poter rendicontare agli stakeholder i risultati ma anche per riesaminare le azioni e le strategie sulla base di quanto appreso. Durante il corso di alta formazione Rigenerazione urbana e impatto sociale, il 15 e il 16 marzo, proporremo una modalità di misurazione.
L’art. 2 della legge n. 106/2016, cioè la legge di riforma del Terzo settore, introduce il concetto di valore e non solo di funzione sociale per i soggetti che operano in questo ambito. Un cambiamento di prospettiva che porta a interrogarsi oltre che sull’utilità di un’azione, anche e soprattutto sui risultati ottenuti. Parallelamente, per le imprese profit, la direttiva europea 2014/95/UE sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie, in vigore in Italia dal 2017, ha reso obbligatoria la rendicontazione di alcune informazioni di carattere sociale (oltre che ambientale) per le grandi aziende quotate.
Per capire meglio come valutare l’impatto, partiamo dalla sua definizione: è il cambiamento sostenibile di lungo periodo (positivo o negativo; primario o secondario) nelle condizioni delle persone o nell’ambiente che l’intervento ha contribuito parzialmente a realizzare, poiché influenzato anche da altre variabili esogene (direttamente o indirettamente; con intenzione o inconsapevolmente).
Misurare l’impatto di un’attività in campo sociale è un’operazione piuttosto complessa per diverse ragioni: le organizzazioni sociali spesso hanno molteplici obiettivi e stakeholder di riferimento, il loro operato produce risultati qualitativi e soggettivi e infine le ricadute non sono evidenti sul breve periodo perché i processi hanno bisogno di tempo per produrre cambiamenti.
E tuttavia è fondamentale. Per poter rendicontare le proprie azioni e darne visibilità all’interno di una strategia di comunicazione, per indirizzare meglio e ottimizzare le risorse scarse, per dare risposte ai finanziatori che devono orientare le scelte di investimento, oltre che perché richiesto dalla normativa. Spesso la capacità di misurare l’impatto può determinare la sopravvivenza stessa di un’organizzazione.
Un errore comune è quello di limitarsi all’addizione della dimensione economica con quella sociale, seguendo il criterio esclusivo dell’efficienza; il rischio è di non riuscire a cogliere la natura stessa del valore prodotto. Al contrario, è essenziale introdurre indicatori che misurino il cambiamento generato nella vita delle persone e che permettano di analizzare il valore sociale, culturale ed economico creato attraverso parametri qualitativi.
La tipologia degli indicatori dipende dalla specificità dell’attività svolta e dagli obiettivi, ma, seguendo la proposta metodologica di AICCON – Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit, si possono individuare alcune dimensioni da tenere in considerazione nella misurazione dell’impatto: la sostenibilità economica, la promozione di imprenditorialità, la democrazia e inclusività della governance, la partecipazione dei lavoratori, la resilienza occupazionale, le relazioni con la comunità e il territorio e le conseguenze sulle politiche pubbliche.
Come regola generale, per misurare l’impatto sociale bisogna sapere cosa si misura e perché, concentrandosi solo su ciò che è rilevante e pertinente. Il corso di alta formazione Rigenerazione urbana e impatto sociale (15-16 marzo) approfondirà questi aspetti per offrire gli strumenti per affrontare le nuove sfide della rigenerazione urbana.