L’evento del 9 dicembre al Le Roi Music Hall è stato un momento di incontro e di connessioni, un’occasione per ritrovarsi come comunità e immaginare il disegno delle cose a venire. In questo dialogo tra memoria e futuro si inserisce la visione della Fondazione, oggi chiamata a interpretare con lungimiranza le trasformazioni che attraversano la professione.
L’evento natalizio del 9 dicembre è stato un momento di incontro e di riconoscimento reciproco, un’occasione per ritrovarsi come comunità e immaginare, insieme, il disegno delle cose a venire. In un dialogo tra memoria e futuro si inserisce la visione della Fondazione per l’architettura, oggi chiamata a interpretare con responsabilità e lungimiranza le trasformazioni che attraversano la cultura del progetto.
Un ringraziamento speciale va al Le Roi Music Hall per averci ospitato in un luogo iconico dell’architettura torinese, progettato da Carlo Alberto Bordogna e Carlo Mollino. Un grazie anche agli sponsor che sostengono le attività della Fondazione: Idrocentro, Dierre, Ceramica Mediterranea, Fresia Alluminio, Sikkens, Traiano Luce 73.
Sul palco, la presidente Alessandra Siviero ha tracciato le prospettive dei prossimi anni partendo da una parola chiave: connessioni. Connessioni tra persone, saperi, linguaggi e tecnologie, che guidano la direzione strategica del 2026, centrata su un approccio culturale all’intelligenza artificiale in dialogo con alta formazione, reti e collaborazioni.
La presidente ha inoltre presentato il nuovo Consiglio della Fondazione, chiamato a trasformare questa visione in pratiche concrete attraverso progetti, alleanze e nuove iniziative. È stato anche presentato il nuovo Consiglio di indirizzo, composto da figure di rilievo del mondo dell’imprenditoria, della cultura, dell’arte, dell’amministrazione e della ricerca. I componenti sono: Armando Baietto, Barbara Brondi, Benedetto Camerana, Patrizia Ludi, Cristiano Picco, Fabrizio Polledro e Marta Santolin.
Durante la serata è stato presentato il Ciclo dei Maestri del Progetto, in programma nel 2026: cinque doppi appuntamenti fatti di conferenze, visite guidate e narrazioni biografiche, a confronto con forme innovative di divulgazione come l’AI. Il ciclo sarà dedicato ad Andrea Bruno, Ada Bursi, Pietro Derossi, Elio Luzi e Laura Petrazzini Levi.
Il Ciclo dei Maestri del Progetto si ricollega alla serata del 9 dicembre, che ha dedicato anche uno sguardo agli architetti del passato. Il consigliere della Fondazione Luca Molinari e il Vicepresidente Emanuele Piccardo hanno dedicato due brevi ricordi agli architetti Andrea Bruno e Pietro Derossi, evocando storie, idee e segni che hanno contribuito a plasmare l’immaginario dell’architettura del secondo Novecento.
Durante la serata, introdotta dalla presentazione dei progetti dell’Ordine raccontata dalla presidente Roberta Ingaramo, sono state ricordate anche alcune attività in corso della Fondazione: dalle iniziative culturali e sociali come Cultura di Base e Building Happiness, ai percorsi educativi dedicati alle nuove generazioni, come Summer SOU. Centrale il ruolo della formazione continua e avanzata, sviluppata in dialogo con ricerca, imprese e istituzioni, e aperta alla collaborazione con aziende del territorio.
Sono stati poi presentati i sette Gruppi tematici di lavoro impegnati nell’elaborazione dei temi per il 2026, tra cui la transizione digitale, ecologica e sociale con particolare attenzione all’intelligenza artificiale; il rilancio del Festival di Architettura, pensato come evento inclusivo, internazionale e multidisciplinare; il rafforzamento della formazione specialistica; l’attivazione di nuove reti e collaborazioni, anche in relazione alla candidatura di Torino Capitale Europea della Cultura 2033 e a quella di Moncalieri come Capitale Italiana della Cultura 2028.
In un tempo in cui la professione evolve rapidamente, la Fondazione intende essere un punto di riferimento capace di interpretare le trasformazioni, guidare gli immaginari e sostenere il ruolo culturale dell’architettura. Solo una comunità che sa guardare avanti può davvero immaginare il disegno delle cose a venire.












