Durante la prima giornata del Reframe Fest. si è parlato degli spazi che viviamo ogni giorno. Scopri come è andato il dialogo tra la Fondazione e Àprile, due realtà diverse che cercano di rispondere alla stessa domanda, come possiamo ripensare oggi gli spazi di vita e di incontro?
Durante la prima giornata del Reframe Fest. (festival multidisciplinare ideato dai giovani per i giovani) al Lombroso16 si è parlato degli spazi che viviamo ogni giorno. L’incontro Ripensare case, città e luoghi culturali ha visto confrontarsi la Fondazione per l’architettura, rappresentata da Gianmarco Perrone – Attività culturali, e il collettivo Àprile, due realtà che operano sul territorio con approcci diversi e unite dal desiderio di immaginare spazi nuovi per le comunità.
Àprile ha raccontato la propria esperienza a partire dall’idea originaria del loro progetto: la casa come spazio libero per l’arte. Un’ispirazione nata dagli studi sulle gallerie d’appartamento, che negli anni hanno dimostrato come aprire le porte delle abitazioni possa trasformarsi in un gesto culturale, accessibile e replicabile. Da qui la scelta di dare vita a un festival indipendente e gratuito, sperimentando formati alternativi che mettono al centro la relazione tra persone e la coprogettazione tra chi ospita e partecipa.
La Fondazione ha portato invece lo sguardo di chi lavora con istituzioni e amministrazioni pubbliche: processi più lunghi, caratterizzati da normative, capaci di attivare risorse, reti e sostegno. In questo contesto, la creatività non si spegne, anzi: il confronto con norme e dinamiche strutturali più complesse può diventare stimolo per immaginare soluzioni nuove, senza mai perdere di vista la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. In più, ha portato la sua prospettiva dopo l’esperienza del progetto Building Happiness, dedicato proprio al ripensare gli spazi partendo dal rapporto tra felicità e architettura.
Il dialogo tra le due realtà ha messo in luce una tensione fertile tra due vie diverse: quella sperimentale e dal basso, immediata e spontanea, e quella istituzionale, strutturata e duratura. Entrambe cercano di rispondere a una stessa domanda, come possiamo ripensare oggi gli spazi di vita e di incontro?
Durante il talk è stato anche proposto un breve questionario partecipativo, pensato per raccogliere le percezioni del pubblico sul tema degli spazi ideali. Le domande hanno stimolato riflessioni semplici e profonde sulla percezione dei luoghi che abitiamo e su dove ci sentiamo davvero felici.
Le risposte hanno evocato un immaginario comune di rifugio, casa, calore e condivisione: segno di quanto oggi il bisogno di spazi accoglienti e relazionali sia percepito come centrale. L’esercizio ha messo subito in luce la varietà di sensibilità e prospettive presenti in sala, rafforzando l’idea che il ripensamento dello spazio sia un processo collettivo fondato sull’ascolto.
In un’epoca in cui i luoghi di aggregazione spontanea tendono a scomparire (basti pensare a come anche lo stare in piazza sia spesso legato al consumo) diventa urgente immaginare forme nuove di socialità. Che sia una casa trasformata in galleria, un progetto condiviso con l’amministrazione o un centro culturale aperto, ciò che conta è restituire agli spazi il loro valore più profondo: generare relazioni, esperienze e comunità.

Fotografie di alessandra_foto.