L’architettura del cibo

Realizzare un buon progetto per uno spazio di ristorazione significa sapere raccontare attraverso il luogo storia e identità del committente. Come? Lo studio lamatilde ci svela qualche trucco in attesa del corso in aula e in webinar in partenza il 30 maggio.

In continuo cambiamento e costante evoluzione, i luoghi della ristorazione rappresentano un settore importante per l’interior design prestandosi a fonte inesauribile di spunti, stimoli, idee e opportunità per i professionisti della progettazione.

Per cogliere al meglio le potenzialità che riserva questa tipologia di luogo bisogna saper non solo stare al passo con le nuove modalità di fruizione e proporre soluzioni funzionali e accoglienti, ma anche saper interpretare lo spazio come strumento di comunicazione e innovazione.

Come? Ne parleremo durante il nostro corso Spazi, esperienze e ritualità del cibo (12 CFP) che martedì 30 maggio, 6 e 13 giugno indagherà i segreti della progettazione narrativa.

 

Ma come può uno spazio essere narrativo?

In attesa dell’inizio del corso abbiamo chiesto un assaggio di ciò che ci aspetta al referente scientifico Luca Macrì, partner architect dello studio lamatilde e docente del Master di Interior design presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

Lo spazio è il messaggio” inizia Macrì parafrasando Marshall McLuhan in salsa architettonica “il luogo da progettare non è una semplice metratura, ma è un prezioso strumento che noi progettisti abbiamo a disposizione per raccontare l’identità del committente. È tutto un lavoro di squadra e di strategia: il nostro compito è assimilare la storia del cliente e restituirla in un racconto non solo grafico, ma anche spaziale. Un unico progetto narrativo quindi, che intrecci architettura, grafica e comunicazione.

Tra il dire e il progettare? “A volte legare lo spazio al racconto è quasi immediato”, ci spiega “altre volte, invece, è necessario sviluppare un processo più articolato. In ogni caso con un buon progetto in mano è sempre possibile coniugare i due mondi”.

 

Cucina e sala: come narrare le due anime della somministrazione?

“Partiamo dalla cucina, letteralmente il punto focale a cui si deve la definizione stessa di luogo di ristorazione: i modi possibili in cui questa possa presentarsi non si contano, tra mille variabili di forma e dimensioni, spaziando dalle cucine delle carrozze ristorante dei treni alle cucine degli stellati.

L’alter ego della cucina è la sala, il regno dell’esperienza. Cucina e sala non devono per forza essere sempre concepiti separatamente e spesso possono contaminarsi a vicenda. Penso al progetto Scatto, inaugurato lo scorso novembre all’interno di Palazzo Turinetti, a Torino, all’interno dello storico Caffè San Carlo. L’interpretazione di questo spazio ha eletto la cucina a protagonista anche dal punto di vista dell’esperienza, tanto da definirla cucina a vista con piccolo ristorante, e non viceversa. Qui la sala è concepita come platea da cui ammirare la cucina, palcoscenico dello spettacolo”.

 

Architettura e somministrazione: quali sono le opportunità per un progettista?

“Il mercato del cibo vanta una domanda altissima alla quale l’imprenditoria risponde instancabilmente con nuove aperture e nuove formule. È un mercato sempre in movimento, dall’alta qualità e complessità. Emergere significa imparare ad ascoltare il committente, filtrare gli elementi da porre in risalto e comprendere la narrativa progettuale migliore attraverso cui raccontarli.

Le persone non vogliono semplicemente bere o mangiare: le persone si aspettano di vivere un’esperienza, di immergersi per qualche minuto o per qualche ora in un mondo diverso: tutte attese a cui l’architettura deve dare una risposta.

Il compito del progettista è cogliere le domande e rispondere attraverso lo spazio che si ha a disposizione. Per capire meglio questo processo, durante il corso ci appoggeremo anche ad altri casi studio, dal locale per lo street food Apetit di Aosta al resort Laqua Vineyard di Antonino Cannavacciuolo, passando per la cioccolateria Catarina di piazza Carlina, a Torino”.

 

Le iscrizioni al corso Spazi, esperienze e ritualità del cibo (12 CFP) sono ancora aperte: scegli se partecipare in presenza o in diretta webinar e prenota il tuo posto entro il 28 maggio!

Progetto SCATTO, studio lamatilde. Fotografia di Alessandro Saletta – DSL Studio