Progettare per gioco

Quando la flessibilità soppianta la rigidità, i risultati possono essere sorprendenti sia nella vita di tutti i giorni sia nel design. Ne è convinto l’architetto e designer giapponese Oki Sato, al punto da chiamare il suo studio “nendo”, corrispettivo giapponese del Pongo o del Play-Doh.

Nominato da Fast Company tra i talenti più brillanti della nuova generazione di designer minimalisti giapponesi, l’architetto e designer Oki Sato nasce e trascorre parte della sua infanzia a Toronto, assorbendo quel tratto occidentale che ancora si mescola all’estetica giapponese che contraddistingue i suoi lavori.

Dopo aver studiato arte e architettura Tokyo, riesce a sbloccarsi davanti al bivio “design-architettura” grazie a una visita al Salone del Mobile di Milano: “lì ho capito che mi sarei occupato di design e l’anno stesso ho aperto Nendo”, senza per questo abbandonare del tutto l’architettura.
Con doppia base a Tokyo (2002) e Milano (2005), il suo studio Nendo si appoggia sul lavoro di 50 designer dall’età media di 26 anni, grazie ai quali si dà vita a oltre 300 prodotti l’anno spaziando tra design del prodotto, interior design, architettura e graphic design. Nonostante i numeri da capogiro, l’atmosfera che si respira tra le mure di Nendo non è certo da catena di montaggio: “nendo” è il corrispettivo giapponese del Pongo o del Play-Doh, il materiale modellabile con cui i bambini giocano plasmando oggetti ai quali possono cambiare a piacimento forma, dimensione e colore. Un titolo che veste a pennello allo studio e che rispecchia in pieno la personalità di Oki Sato.

Il motto del designer è “abbandonare la rigidità per la flessibilità”, dimostrando una grande capacità di adattamento in risposta alle sfide della progettazione contemporanea; una proprietà che si riflette sia sul modus operandi di Sato che sulle sue creazioni, le quali quasi prendono forma in base al contesto in cui si trovano. La replicabilità dei processi e degli approcci infatti è un tabù per il progettista, il quale non può fare a meno di investire in un’incessante attività di ricerca e di sperimentazione, con cui provare e riprovare nuove forme, nuovi materiali e nuove proporzioni, proprio come nel gioco del Play-Doh.
Tutt’altro che asettica, la filosofia del design minimalista di Oki Sato ruota attorno all’evocazione delle emozioni, usando la nostalgia, l’umorismo, la sorpresa e persino l’ironia nelle sue creazioni. Obiettivo dello studio, infatti, è fare in modo che ogni progetto si faccia portatore di piccole storie o meglio di “momenti «!»”, così li definisce, con cui costellare la vita delle persone.
Menzione d’onore del XXIV Compasso d’oro, professore per due anni alla Waseda University –  per la quale ha anche progettato la divisa della squadra di rugby –, Designer of the Year 2015 e “tra i 100 giapponesi più rispettati dal mondo” secondo Newsweek, Oki Sato e il suo studio hanno tutte la carte in regola per stupirci ancora. Nel frattempo, per capire nel concreto come si traduce la filosofia di Nendo, ecco tre esempi di progetti per tre scale diverse:

  • Tra i trenta pezzi di design che secondo Elle Decor entreranno nei libri della storia del design troviamo il Border table, la collezione creata per la personale “Eye of Gyre” in occasione della Tokyo Designers Week 2015. Il progetto consiste in piccoli tavoli costituiti da un’asta di metallo quadrata di 5 mm (la gamba del tavolo) su cui si poggia un disco di 10 cm (la superficie del tavolo), due elementi che utilizzano lo spazio circostante come struttura portante. Il risultato è un oggetto flessibile che pare cucito su misura per l’ambiente in cui andrà a collocarsi, talmente adattato allo spazio che pare fondersi perfettamente con gli angoli e i bordi delle pareti. Leggi l’articolo su Elle Decor
  • Tra le architetture più recenti, la Stairway House inaugurata a Tokyo lo scorso mese e commissionata dal migliore amico di Oki Sato, Akihiro Ito. Inserita in un fitto tessuto di case plurifamiliari, l’abitazione manifesta un doppio carattere: a nord è totalmente schermata e introversa, mentre a sud si schiude grazie a una grande scala scenografica che pare dividere in due la casa mettendo in contatto l’interno con il cortile, quasi come se l’edificio voglia aprirsi al resto della città srotolando un tappeto rosso verso la strada. L’abitazione è dedicata a due nuclei familiari e gli spazi sono plasmati attorno alla esigenze dei committenti, danno l’impressione di ruotare attorno all’enorme scala al cui interno si nascondono i servizi e una salita più pratica. Gli spazi sembrano essere modellati anche in base agli elementi esterni, come lo storico albero di cachi poi incastonato nel cortile o il contesto residenziale circostante con cui la Stairway sembra volersi mettere in dialogo. Vai alla pagina del progetto Stairway House sul sito di Nendo
  • La flessibilità la fa da padrona nei progetti a più larga scala del progettista giapponese. Ne è un esempio la nuova piazza della cittadina giapponese di Tenri, CoFuFun (2017), il cui nome unisce in un gioco di parole “fufun” (dal giapponese “felice”) alle espressioni inglesi di “co” di comunità e “fun” di divertimento. Prima opera pubblica realizzata dallo studio, il progetto è un invito alla condivisione e all’interazione a tutti gli abitanti, indipendentemente dalla loro età. Il progetto ha trasformato i 6.000 mq precedenti in un’area pubblica verde con parco giochi, anfiteatro, aree ristoro, negozi e sale conferenza, il tutto coperto da una serie di dischi bianchi sovrapposti realizzati in calcestruzzo prefabbricato e assemblati in loco, senza l’uso di travi o colonne, la cui forma ricorda le tipiche tombe a tumulo giapponesi e la morfologia della circostanti montagne del bacino del Nara. I più livelli presenti nel parco assolvono alle funzioni più disparate: sedute per l’anfiteatro, riparo dall’ombra e dalla pioggia, scale e giochi per i più piccoli. Ogni oggetto di arredo urbano inserito nel progetto è frutto del lavoro di Oki Sato e del suo studio. Vai alla pagina del progetto CoFuFun sul sito di Nendo

 

5 modi per approfondire i 1000 “momenti” di Oki Sato

  1. Il design è una roba solo per grandi? Non per Oki Sato, il quale per dimostrarlo ha pubblicato un libro illustrato con protagonista una tazzina alle prese con la creatività; vai alla scheda del libro.
  2. Per farsi una panoramica sugli oggetti di design partoriti dalla mente del progettista giapponese, ecco la monografia dedicata alle sue creazioni.
  3. Che relazione c’è tra movimento, quotidianità e colore nei progetti di Sato? La risposta in una breve video-intervista su Abitare.
  4. Se sei in cerca di ispirazioni lampo per oggetti di design, non perderti i manga sul canale YouTube dello studio di Oki Sato in cui prendono vita sedie, librerie, scaffali e molto altro!
  5. Per approfondire il ruolo che il design riveste nel progetto di CoFuFun, ecco il video che fa per te.