Il bello è partecipare

Colore, comodità, verde e condivisione sono i quattro ingredienti che hanno portato la bellezza in altrettante comunità educative torinesi. È il risultato di un entusiasmante percorso di progettazione partecipata di cui abbiamo appena svelato gli esiti.

Dopo cinque mesi di intenso lavoro, quattro comunità educative di Torino non sono più quelle di prima. Lo abbiamo scoperto mercoledì 19 giugno all’Accademia Albertina di Belle Arti durante la presentazione degli esiti di Il bello deve ancora venire / The best is yet to come, iniziativa di progettazione partecipata per la quale anche la Fondazione ha orgogliosamente prestato il suo contributo.
Parliamo delle CER Passoni 18 (Coop. San Donato), CEM Valpiana (Coop. Valpiana), CER Giulia (Coop. Mirafiori) e Comunità Alloggio Cascina La Luna (Coop. Frassati), quattro comunità che hanno visto cambiare i propri interni grazie al coinvolgimento di 50 adolescenti ospiti e di 10 studenti dell’Accademia Albertina.

Attraverso un percorso di progettazione partecipata, i ragazzi hanno ideato e realizzato opere pittoriche e di design in risposta alle esigenze emerse, sempre con un occhio di riguardo al dialogo con l’architettura e gli elementi interni preesistenti.

Per tutti e quattro i casi, i partecipanti sono partiti analizzando gli spazi attraverso tecniche prese a prestito dal mondo della danza e del teatro, perfette per esplorare in modo esperienziale le potenzialità dell’abitare. Attraverso intense sessioni di brainstorming e successivi confronti, si sono quindi delineate su carta le proposte condivise.

Ecco cos’è cambiato nel concreto!

  • Uno squarcio di colore
    La CER Passoni 18 della Cooperativa San Donato è una comunità residenziale dove la cura dello spazio è sempre stata alla base del progetto educativo. Non appena si entra si respira l’atmosfera tipica di una vera casa dagli ambienti piacevoli, funzionali e calorosi grazie alla cura degli abitanti.
    In linea con queste caratteristiche, l’intervento si è concentrato sulla trasformazione di un ambiente ibrido finora rimasto trascurato: una veranda per il tempo libero ricavata da un parcheggio, a metà tra l’interno e l’esterno. Attraverso la street art, colori e forme geometriche, i ragazzi hanno personalizzato e rivitalizzato questo spazio, rendendolo più appetibile come luogo di incontro e di svago.
  • Alla ricerca della comodità
    La comunità alloggio La Luna della Cooperativa Frassati si trova sui confini della città, all’interno dell’ultimo piano di un cascinale settecentesco recentemente convertito, con tanto di grandi finestre e travi a vista.
    Qui gli interventi si sono dedicati alla realizzazione di elementi di arredo per la sala comune che invogliassero gli abitanti a mettersi comodi, trascorrendovi più tempo. Ed è così che la stanza si è riempita di comode poltrone, panche utilizzabili all’interno come per l’esterno, tappeti, tavolo da ping pong, quadri e di ogni altro elemento che invogli a restare al suo interno per rilassarsi, giocare e condividere momenti.
  • Un giardino di cui prendersi cura
    Si chiama Kiki la comunità educativa residenziale femminile della Cooperativa Valpiana, situata all’interno della Sacra Famiglia di Torino: due piani di casa a ballatoio con un grande salotto, proprio al centro del primo piano.
    L’ingresso ostruito da un divano, gli arredi un po’ trascurati, i colori stinti e i numerosi cartelli affissi per ammonire i presenti dei vari divieti e pericoli sono stati gli elementi di partenza su cui si sono concentrate le prime proposte per dare alla sala un aspetto più accogliente e familiare. L’asso nella manica è stato il verde: impugnano pennelli e barattoli di vernice, i ragazzi hanno rivestito le pareti della sala di fiori e foglie, dando vita a uno spazio accogliente e ordinato in cui rilassarsi, ritrovare se stessi e ricaricare le batterie.
  • Uno spazio di pensiero condiviso
    La parola d’ordine dell’intervento per la comunità educativa residenziale Giulia della Cooperativa  Mirafiori è condivisione. Con la CER Giulia ci spostiamo in un edificio storico del centro di Torino, realizzato nel 1823 per volontà della Marchesa Giulia Colbert di Barolo.
    Raggiungibile dopo una labirintica serie di cortili e sviluppato su due piani, l’edificio comprende un spaziosa sala polivalente, a un primo sopralluogo caotica e disorganizzata. I ragazzi si sono rimboccati le maniche per rendere questo spazio il luogo ideale in cui studiare, leggere, divertirsi e svolgere piccoli laboratori costruendo luci colorate per le feste, mensole per ordinare gli elaborati, superfici in lavagna sui muri da sfruttare all’occorrenza, tovaglie decorate e una grande agenda collettiva su cui appuntare gli appuntamenti in sala. Oggetti semplici quanto fondamentali per rimettere al centro dello spazio la condivisione, sempre con semplicità, calore e bellezza.

Quattro diverse soluzioni per concretizzare il sogno espresso dal giudice del Tribunale dei Minori di Torino Dante Maria Cibinel:

“Nelle comunità educative deve entrare in azione la bellezza”.

Il progetto Il bello deve ancora venire / The best is yet to come è promosso da Arteco, Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e Città di Torino, è sostenuto da Compagnia di San Paolo e Lions Club Torino Host Regio e vede anche la partecipazione Fondazione per l’architettura / Torino.