Borghi da ripopolare

Le esperienze di recupero di paesi abbandonati raccontate durante l’incontro Laboratorio montagna si caratterizzano per l’attenzione alla riproducibilità. Tuttavia, amministrazioni lungimiranti e visionarie come quella di Gangi sono il prerequisito perché l’iniziativa abbia successo.

Sono tra 2 e 3mila i borghi abbandonati in Italia, dato che sale a 10mila se si considerano anche quelli ancora abitati ma in fase di spopolamento. Nuto Revelli li definisce nel suo libro “il mondo dei vinti”, eppure alcune esperienze recenti e una nuova sensibilità ci fanno pensare a una controtendenza.

È il caso dell’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo presentato da Daniele Kihlgren o del progetto Wonder Grottole portato avanti, tra gli altri, da Stefano Mirti e Viviana Bassana in Provincia di Matera, o ancora delle iniziative avviate da molte amministrazioni locali che propongono la vendita di case in disuso a un euro, come raccontato dalla giornalista Silvia Mazza.

Si tratta di esperienze che hanno una finalità analoga e che si trovano ad affrontare difficoltà simili, ad esempio la frammentarietà della proprietà o l’assenza di strumenti finanziari che favoriscano il recupero, ma che adottano approcci diversi che in parte mettono in crisi il ruolo stesso dell’architetto. Per tutti, la rigenerazione urbana deve partire dalle comunità e l’architettura è un mezzo.

Nel recupero di Santo Stefano di Sessanio, l’imprenditore Daniele Kihlgren ha voluto rispettare Il più possibile l’identità dei luoghi: il cibo, le tradizioni, il rapporto tra il costruito storico e il paesaggio. Una visione che lo porta a mettere in ombra l’intervento dell’architetto, definito come “problem solver”; secondo Kihlgren, il gesto dell’architetto deve essere secondario rispetto al mantenimento della tradizione architettonica a partire dall’idea che creatività significhi estrosità e trasgressione. Così come vuole gustare la cucina locale e non quella di uno chef stellato, allo stesso modo vuole vedere l’architettura di Santo Stefano di Sessanio e non quella di un’archistar.

Una prospettiva che, come mette in luce Alberto Winterle, presidente dell’associazione Architetto Arco Alpino, non considera la capacità dell’architetto di interpretare ogni contesto, anche facendo un passo indietro, e che trascura il fatto che la qualità dell’architettura contemporanea possa essere essa stessa volano di una trasformazione e motore di un’economia.

Il recupero degli edifici per Stefano Mirti è un pretesto per avviare un processo di trasformazione virtuoso; a Grottole si è partiti da poche abitazioni, tre per la precisione, con la speranza che queste possano diventare l’innesco per lo sviluppo di altre attività, come ad esempio è avvenuto con la rinascita della tradizione della ceramica, ancora prima di una sede fisica. La scelta del luogo non è stata casuale; in quel borgo c’erano alcune precondizioni che hanno favorito l’iniziativa: l’attenzione da parte dell’Amministrazione che ha ascoltato, la curiosità della comunità, una struttura ricettiva di base.

La riproducibilità è un elemento chiave in queste esperienze e tuttavia non è così scontata, come dimostra l’analisi di tutte le realtà in cui si è provato senza successo a vendere le case a 1 euro per combattere l’abbandono. Attualmente l’unico caso in cui si sono ottenuti risultati è quello del Comune di Gangi, dove sono stati erogati 190 atti, 90 case sono state ristrutturate e ci sono 50mila richieste.

 

Ecco perché a Gangi il processo funziona

Il modello scelto per gestire la procedura è molto efficiente: l’Amministrazione non interviene nelle trattative tra privati, ma è solo garante e mette a disposizione uffici tecnici e amministrativi; la comunicazione è molto chiara sul sito del Comune, dove è possibile scaricare la modulistica necessaria per candidare un immobile o proporsi come acquirente; i tempi sono definiti in modo preciso: il progetto di ristrutturazione deve essere presentato entro un anno dall’atto di acquisto, quindi i lavori devono iniziare entro due mesi e non possono durare più di tre anni; l’obbligo di una clausola fideiussoria garantisce il Comune in caso di mancato inizio della ristrutturazione.

Inoltre, contemporaneamente il Comune si è consorziato con altri 30 comuni dando vita a una Agenzia di sviluppo che si occupa di gestire gli appalti pubblici, finanziata attraverso l’autotassazione di un euro da parte dei cittadini per pagare gli straordinari dei dipendenti comunali. Il risultato è che Gangi è il quinto paese in Italia per numero di appalti. Qui sono stati creati nuovi musei, percorsi per non vedenti, un polo multifunzionale, sono state efficientate le scuole,…

Il pubblico ha quindi creato l’infrastruttura necessaria per accogliere nuovi abitanti e ripopolare il borgo. Perché dietro ogni progetto di successo c’è un’amministrazione lungimirante e ci sono persone visionarie. Senza, certe iniziative sono difficilmente riproducibili.