L’architettura felice di Italo Rota

Collezionista, autore curioso e visionario: concepiva l’architettura non solo come una disciplina tecnica, ma come un mezzo per generare benessere e felicità. Un approfondimento su Italo Rota, a cui è stato conferito il Leone d’Oro alla Memoria alla Biennale Architettura 2025.

Secondo la Biennale di Venezia, Italo Rota aveva un’idea precisa: la felicità dell’architettura. Proprio la Biennale ha riconosciuto il contributo di Rota all’architettura conferendogli il Leone d’Oro Speciale alla Memoria nel 2025, sottolineando la sua idea dell’architettura come strumento per la felicità. Questo concetto risuona con il progetto Building Happiness, a cui la Fondazione per l’architettura si è dedicata per tutto il 2024 e che si protrae nel 2025.

Italo Rota (1953–2024) è stato un architetto e designer italiano noto per la sua visione innovativa dell’architettura. La sua carriera è stata caratterizzata da un approccio interdisciplinare e da una costante ricerca di soluzioni sofisticate ed eclettiche. La sua eredità continua a influenzare il mondo dell’architettura, ispirando nuove generazioni di progettisti a considerare la natura nell’accezione più ampia possibile al centro del design.

Collaborando con istituzioni proprio come la Biennale di Venezia e con il suo curatore Carlo Ratti, ha esplorato idee innovative legate alla sostenibilità e all’economia circolare, anticipando temi oggi fondamentali nel dibattito architettonico. Era un autore curioso e visionario, capace di anticipare i tempi e di cogliere tendenze che sarebbero diventate centrali solo anni dopo.

Tra le sue opere più recenti, il Padiglione Italia all’Expo di Dubai 2020 (che si è tenuto nel 2021) ha rappresentato un esempio concreto del suo approccio progettuale. La struttura presentava una facciata composta da corde nautiche realizzate con plastica riciclata e un sistema di purificazione dell’aria basato sull’alga spirulina, dimostrando un impegno concreto verso la sostenibilità e l’innovazione.

Altri progetti importanti includono la collaborazione con Gae Aulenti per la trasformazione della stazione ferroviaria in Musée d’Orsay a Parigi e la realizzazione del Museo del Novecento a Milano, opere che riflettono la sua capacità di integrare elementi storici con una visione contemporanea.

Anche Luca Molinari, in un articolo su Exibart, ripercorre il percorso di Rota dal Politecnico di Milano alla collaborazione con Gae Aulenti, dai progetti internazionali agli incarichi pubblici e didattici, fino alle sue ultime opere come il rinnovamento del Museo Civico di Reggio Emilia, trasformato in una “Wunderkammer felice”. Rota era un collezionista, attratto dalla fantascienza, dalla tecnologia, dall’estetica pop, in un costante desiderio di costruire nuovi mondi partendo dai frammenti del passato.

I suoi ultimi libri, “I Am Museum” e “Solo diventare Natura ci salverà”, sintetizzano il suo pensiero: creare, stupire, rimescolare il conosciuto per aprire nuove possibilità. La sua architettura della felicità non è una formula estetica o psicologica, ma un atto profondo di libertà culturale e creativa, che mette in discussione le convenzioni e costruisce mondi alternativi in cui la bellezza, la sorpresa e il sapere generano possibilità nuove.

Carlo Ratti, Curatore della Biennale, ha affermato: “Italo Rota è stato un precursore. Nella sua vita, ha avuto la straordinaria capacità di attraversare il secondo Novecento e il primo quarto del nuovo secolo, volando al di sopra degli stili e delle maggiori culture del design, affermandosi come una delle figure più originali dell’architettura italiana ed europea.”