Crowdfunding in corso

I partecipanti di Bottom Up! stanno lavorando alle 15 campagne di crowdfunding a sostegno dei 15 progetti protagonisti del festival; nell’attesa di partire, Nawel Faysal di Starteed ci ha spiegato le basi di questa modalità di finanziamento.

Dall’inglese crowd “folla” e funding “finanziamento, crowdfunding potrebbe essere tradotto in italiano con “finanziamento collettivo” e definito come un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza i propri soldi per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. In sostanza, una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, un filo rosso che grazie a relazioni di stima e fiducia fa da link tra idee e investitori, anche quando questi ultimi non sanno ancora di esserlo.

È uno degli assi portanti del festival Bottom Up!, motivo per cui la scorsa settimana abbiamo dedicato una lezione riservata agli autori dei 15 progetti selezionati; un’immersione di quattro ore tenuta da Nawel Faysal presso la sede di Starteed, la crowd-company tutta torinese sponsor del festival.

Un neologismo di oltre cent’anni

Se non hai assistito alla lezione, devi sapere che nonostante il crowdfunding sia un neologismo e che internet sia tra i suoi principali mezzi di diffusione, la sua storia non è poi così recente.

Un esempio per tutti? Il caso datato 1884 della Statua della Libertà: omaggio dei francesi per il centenario dell’indipendenza USA, fu donata ai newyorkesi lasciando loro il compito di realizzare un piedistallo su cui porla, per un costo stimato di circa 300mila dollari. Le casse comunali non potevano certo coprire questa cifra da sole, questione che il giornalista e redattore Joseph Pulitzer ebbe l’intuizione di affrontare pubblicando un appello sulle pagine del suo giornale, il New York World, invitando i cittadini della Grande Mela a sostenere la causa con una donazione libera. Un gesto che contribuì alla raccolta di ben 101.000 dollari in 5 mesi per 120.000 donazioni, per una media di poco più di 0,80 dollari a donazione, decretando così la fattibilità del progetto.

A oltre 130 anni dal caso della Statua della Libertà, gli elementi che portarono al successo della raccolta di Pulitzer sono gli stessi alla base della maggior parte delle odierne campagne vincenti. Come in ogni cosa, la formula magica non esiste, ma tra gli ingredienti che caratterizzano questo tipo di processo troviamo la proposta generata dal basso (o bottom up, se preferisci!), la possibilità di partecipare con micro-contributi e l’ideazione dalla e per la community basata su un interesse condiviso da una rete.

Crowdfunding e digital: quali vantaggi?

Se da una parte abbiamo un’idea innovativa e dall’altra una rete di persone interessata a investire per realizzarla, tutto sta nel fare incontrare queste due realtà. Più facile a dirsi che a farsi: innanzi tutto bisogna capire qual è il target specifico della propria campagna e come raggiungerlo, evitando di diffondere messaggi indifferenziati a una massa indistinta di destinatari, ottimizzando così budget ed efficacia. Per costruire il messaggio destinato al nostro target, dobbiamo sempre tenere a mente i punti di forza del crowdfunding, tra cui la capacità di creare un’identità attorno a valori condivisi e la possibilità di raccogliere attraverso la campagna dati utili alla profilazione dei donatori, elemento che permette di coltivare una relazione con essi, coinvolgendoli anche in iniziative e progetti futuri.

Il linguaggio e i canali di comunicazione dovranno essere scelti in base al target di riferimento. La comunicazione intercetta (non lo crea dal nulla!) l’interesse del nostro target; se si viaggia su canali digitali, inoltre, abbiamo la possibilità di coinvolgere un target sempre più vasto, agevolando la condivisione tra reti di persone.
Il bello del digitale è che possiamo effettuare un monitoraggio attento su ciascun dato, permettendo così la misurazione delle conversioni, l’analisi dei risultati e l’ottimizzazione delle strategie di attivazione di ciascun canale. Con il digitale, non sono solo i flussi di donazione a essere più semplici e veloci, ma anche la comunicazione e le conversioni, senza dimenticare che abbiamo a disposizione un’ampia gamma di tecnologie e strategie creative che possano attrarre maggiormente l’attenzione del potenziale donatore, emozionandolo e coinvolgendolo.

Crowdfunding: numeri e specie

Le strategia di crowdfunding non sono tutte uguali e possiamo riconoscere almeno quattro tipologie: tramite il donation crowdfunding si raccolgo fondi esclusivamente sotto forma di erogazioni liberali; con il reward crowdfunding, invece, a ogni donazione corrisponde una ricompensa, immateriale o materiale; con l’equity crowdfunding si raccolgo fondi esclusivamente sotto forma di finanziamenti che corrispondono a livelli di investimento. Infine, attraverso il lending crowdfunding si raccolgono finanziamenti a titolo di prestito a fronte di un interesse e del rimborso del capitale prestato.

Per capire le dimensioni del fenomeno del crowdfunding, basti pensare che in Italia prima del 2019 sono stati raccolti 442.684.694 euro, mentre solo nel 2019 ne sono stati raccolti 163.953.065; +59% rispetto al 2018. Focalizzandoci sulle modalità donation e reward, nel 2019 in Italia sono stati raccolti 73.774.829 euro distribuiti su 14.806 progetti, con un 51% di tasso di successo. Calcolatrice alla mano, in media sono stati raccolti 8.608 euro a progetto, con donazioni medie di 150 euro.

Campagna step by step

In questi giorni i partecipanti di Bottom Up! stanno lavorando alla messa a punto delle loro campagne di crowdfunding, la cui messa in onda è prevista per il 1° aprile. Dovranno quindi definire il progetto in ogni dettaglio, produrre i contenuti della campagna, gestire e monitorare il crowdfunding e la rispettiva comunicazione, senza dimenticare i ringraziamenti finali, indispensabili per la fidelizzazione e il coinvolgimento negli sviluppi futuri!

I risultati? Li conosceremo il 1° aprile sul sito www.bottomuptorino.it!