L’architettura è un lego

È frutto di un processo di co-creazione attraverso l’intervento degli abitanti, non risponde a una funzione specifica ed è modulabile e adattabile alle esigenze e al budget. Questa in estrema sintesi la filosofia progettuale dell’architetto colombiano Giancarlo Mazzanti.

Spesso quando viene realizzato un progetto architettonico non c’è comprensione da parte della collettività. Questo perché manca una condivisione delle intenzioni. L’architetto colombiano Giancarlo Mazzanti, durante la conferenza tenuta il 31 marzo all’Auditorium Vivaldi “L’architettura per l’inclusione sociale” (organizzata dalla Fondazione all’interno della cornice di Biennale Democrazia), si è a lungo soffermato su questo aspetto.

“Lo spazio non è un vuoto da disegnare, è un luogo di relazioni, in cui interagiscono agenti differenti. L’architetto deve imparare ad avere a che fare con questo sistema attraverso pratiche di co-creazione. L’architettura pertanto non è prodotta soltanto dall’architetto, può essere completata anche dagli abitanti. L’architettura è come un lego: l’architetto prepara i pezzi e le istruzioni, ma spetta poi alla comunità montarli per portare a compimento il progetto”.

Questa visione mette in crisi il concetto di autorialità: se i progetti sono aperti, incompiuti finché non intervengono gli utenti, è inevitabile la scomparsa della firma dell’architetto. È emblematico a tal proposito il caso delle scuole materne progettate a seguito di un’inondazione nella regione Atlántico, a Nord del Paese, che si affaccia sul Mar dai Caraibi. Lo studio ha ideato il prototipo composto da una sequenza di blocchi modulabili, contigui uno all’altro, che solitamente vengono composti insieme in modo da creare un cortile interno. La costruzione dei singoli edifici è stata affidata ad architetti locali che hanno curato workshop con i cittadini; sono state realizzate 31 scuole, al costo di 300 euro a metro quadro e con bassissime spese di manutenzione.

Il concetto di architettura come lego richiama un secondo aspetto della filosofia progettuale di Giancarlo Mazzanti: il riferimento al gioco. L’architetto descrive la sua opera come “architettura-azione”:

L’architettura non è una cosa intoccabile, è performativa. Noi iniziamo la progettazione interrogandoci su cosa vorremmo creare nella comunità: il divenire è più importante del presente. Tradizionalmente l’architettura è legata alla funzione; un’impostazione che deriva dall’homo faber, dall’era industriale rappresentata dalla fabbrica. Per noi invece lo spazio propizia condizioni diverse e anomale, favorisce lo sviluppo di attività differenti e non previste. Il gioco è l’unica critica a una società basata solo sulla funzione.”

Così ad esempio l’Ospedale Santa Fe di Bogotá non è solo un luogo per i malati, ma è parte della città. Al suo interno trovano spazio un giardino botanico, un’area gioco per i bambini del quartiere, panchine, spazi per il relax. I pazienti non sono isolati al suo interno, ma dialogano con il contesto circostante.

Oppure una scuola può essere progettata come una serra. “A Marinilla abbiamo chiesto alle persone di giocare: gli abitanti dovevano raccontare che cos’è importante per loro. Sono emersi tre temi: la famiglia allargata, la natura e l’uso dello spazio pubblico come propaggine della casa. Invece di una scuola di tipo tradizionale, abbiamo creato un luogo per la comunità, in cui potessero svilupparsi attività non immaginate preventivamente, in cui i cittadini potessero seminare e prendersi cura delle piante.” Una scuola aperta 24 ore al giorno, utilizzata anche come luogo di passaggio, resa spazio domestico da chi la frequenta.

L’esempio di Marinilla ci porta infine alla terza componente dell’architettura di Mazzanti: la modularità e la capacità adattiva dell’architettura. Può crescere nel tempo e svilupparsi in funzione dell’ambiente sociale e delle necessità; spesso non è chiaramente definita, è diffusa, senza un bordo preciso, come nel caso della tettoia progettata a Barrancabermeja. Questo consente, anche quando manca il budget totale, di poter avviare una prima parte della realizzazione.