Gli eventi del Festival dedicati ai ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, il target privilegiato di questa edizione di Architettura in Città.
Quest’anno il Festival dedicherà alcune delle sue iniziative a un target specifico: i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, ossia i giovani adulti già in grado di vivere la città in modo autonomo e con curiosità, che reclamano spazi e attenzione ma che al tempo stesso possono fare da amplificatore verso altre comunità come la famiglia, la scuola, i centri sportivi…
Gli appuntamenti in programma allo Spazio Q35 durante le mattine del 25, del 26 e del 27 maggio sono pensati proprio per loro: si tratta di tre originali lezioni tenute da tre esperti, durante le quali gli studenti delle scuole medie e superiori avranno modo di avvicinarsi a tre discipline che non sempre trovano spazio tra i banchi di scuola: l’urbanistica, l’architettura e il design.
Il primo appuntamento è Che cos’è la città?, alle 10.30 di giovedì 25 maggio, e si proporrà come una prima introduzione ai temi della città e al rapporto tra design e contesto urbano. A sedersi dietro la cattedra sarà Riccardo Blumer, docente, architetto e designer, laureatosi a Milano nel 1982. Alla sua attività di architetto e designer affianca quella di docente presso l’USI-Accademia di Architettura di Mendrisio, l’Università di San Marino e l’ISAI di Vicenza.
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Che cos’è l’architettura? è il titolo della lezione di venerdì 26 maggio, ore 10.30, che sarà tenuta sempre per mezzo di un linguaggio adatto al giovane pubblico dall’architetto e scrittore Gianni Biondillo. Nato a Milano nel 1966, fa parte della redazione di Nazione Indiana ed è docente presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio (USI). Nel 2011 il suo romanzo “I materiali del killer” ha vinto il Premio Scerbanenco-La Stampa e nel 2016 ha pubblicato il romanzo storico “Come sugli alberi le foglie”.
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Sabato 27 maggio la campanella suonerà alle 10.30 con Che cos’è il design?: a proporre una prima infarinatura su questa disciplina sarà il docente e il curatore Stefano Mirti. Classe 1968, torinese, è un progettista ed è fondatore e partner di Id-Lab, Interaction Design Lab, una società di design specializzata nel risolvere problemi di innovazione tecnologica. Ha ricoperto il ruolo di responsabile dei social media per Expo Milano 2015 e da anni è impegnato sulle nuove frontiere dell’insegnamento: Design 101, Relational Design e molto altro.
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I ragazzi sono al centro anche del progetto Playground, promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino con IED Torino e Arteco per dare vita a un campo da gioco in cui sperimentare le relazioni tra il corpo e l’esterno e la condivisione degli spazi, presso la scuola Bernardino Drovetti. Alcuni studenti dello IED di Torino, del liceo artistico Cottini e della scuola Drovetti sono attualmente al lavoro per la sua progettazione e realizzazione, guidati da Truly Design Studio.
Il risultato sarà inaugurato giovedì 25 maggio alle 16.30 con la performance artistica Cubo Race, ideata da Franco Ariaudo ed Emanuele De Donno: si tratta di un gioco tratto da Giochi Senza Frontiere (Riccione 1978) che inviterà il pubblico a cimentarsi nel sollevare e mantenere in equilibrio un cubo di un metro per lato.
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Il playground sarà presentato presso lo Spazio Q35 alle 14.00 di sabato 27 maggio, occasione durante la quale sarà raccontato anche il libro “Sportification, eurovisions, performativity and playgrounds” di Franco Ariaudo, Luca Pucci ed Emanuele De Donno.
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