4 modi per dire periferia

Nella cornice di Biennale Democrazia, un incontro darà voce a quattro casi di rigenerazione urbana raccontati da quattro studenti della Scuola Holden. L’appuntamento è il 2 aprile, ma intanto potete scoprire quello che i ragazzi hanno imparato da questa esperienza.

Domenica 2 aprile 2017 ore 16.00
Scuola Holden
Piazza Borgo Dora 49, Torino
Ingresso libero

Tra pochi giorni Biennale Democrazia inviterà Torino a riflettere su crisi, trasformazioni, opportunità e prospettive del nostro tempo. Anche la Fondazione darà il suo contributo proponendo con la Scuola Holden l’evento Architetture da favola il 2 aprile: un’occasione per dimostrare quanto il coinvolgimento dei cittadini sia un elemento indispensabile per innescare la rigenerazione degli spazi urbani.

Quattro interventi realizzati nelle periferie torinesi e selezionati tramite una call saranno descritti al pubblico della biennale da quattro studenti della scuola della Scuola Holden. Ogni ragazzo darà voce all’intervento che gli è stato affidato usando uno specifico linguaggio narrativo; un compito stimolante quanto complesso. A racconti conclusi, sarà il momento del pubblico: i presenti in sala saranno invitati a depositare una “pallina elettorale” all’interno di apposite urne, decretando così la storia e il progetto vincitore.

Nell’attesa dell’incontro, che vedrà anche la partecipazione di Stefano Ragazzo di Orizzontale e di Roberto Maria Clemente di Bellissimo and the Beast, i quattro autori ci raccontano cosa hanno imparato da questa esperienza, svelandoci qualche piccola anticipazione:

Natalia Pazzaglia, per il progetto Promenade dell’Arte e della Cultura Industriale
di Ferruccio Capitani, Rossella Maspoli, Monica Saccomandi
Ho imparato che Torino non finisce a Corso Vigevano e che al di là della Dora c’è un parco di cattedrali, linee del tempo e casette. Ho visto Superga sotto la nebbia mentre un architetto mi parlava di crateri, bambini e parchi giochi. Ho capito quanto le storie rendono speciale un luogo, soprattutto se si tratta di Barriera di Milano e per raccontarle useremo la scrittura futurista. Sto vivendo una sfida tra linguaggi specialistici, professionalità e fascinazione, in una rigenerazione urbana che passa anche dalle parole.

Andrea Falcone, per il progetto Laghetti Falchera
di Servizio Grandi Opere del Verde (Coordinatore del Progetto), Servizio Ambiente, Servizio Mobilità, Circoscrizione 6, Comitato Falchera e Gruppo IREN SpA
Per progettare un intervento sul territorio bisogna mettersi in un’attitudine di ascolto.
Se su quel territorio c’è una comunità che coltiva la sua identità, le sue attività, allora l’attitudine non basta: bisogna proprio cercare le persone, ascoltare tutto.
Se questa comunità è fatta di ortolani ostinati, espertissimi, appassionati come bambini, non occorre cercare, saranno loro a trovarti. Allora, ascoltare non sarà abbastanza. Bisogna diventare orecchio.

Elisa Leoni, per il progetto Soave sia il vento
di Arturo Herrera
Che una tenda non è soltanto una tenda. Piuttosto una danza su stoffa nel vento, meglio se soave. E che un artista, quando si trova a contemplare i tendoni verdi di una casa di Barriera, sa prendere la bellezza e dirle: «Fammi vedere che sai fare». Perché gli artisti rivelano senso. Rigenerano senso, direbbero gli architetti. E allora la tenda è un filtro colorato che magnifica il mondo e dichiara: «Anche qui qualcosa può accadere». Mentre le vite, dietro, diventano un po’ più speciali.

Francesca Martino, per il progetto Binaria Centro Commensale – Fabbrica del Gruppo Abele
di Carla Barovetti, Rocco Montagnese (progettisti), Simona Colarusso e Roberto Bogetto (collaboratori)
Il tram 16 percorre la città con un movimento circolare, smussando la geometria torinese. Il suo capolinea è vicino a Binaria, dove binari urbani si scompongono e si ricompongono.
In un rimescolamento tra diverse età della città, le rotaie – che siano visibili o che siano ricordi – continuano a dare forma agli spazi.
Il 16 e Binaria sono esempi unici e affini, una traccia. Seguendola, il coniglio di Marcovaldo è riuscito a scappare: ha scoperto di non essere velenoso. E così, gli è stato dedicato un murales celebrativo.

Il murales dedicato al coniglio di Marcovaldo, progetto Binaria Centro Commensale – Fabbrica del Gruppo Abele