Imparare e disimparare

“La foresta è da sempre un serbatoio di relazioni con l’alterità. In questo senso forestare, fare foreste, significa stringere alleanze capaci di trasformare la nostra idea di futuro” afferma Mali Weil, piattaforma artistica curatrice del corso di alta formazione. Ultimi posti disponibili per il corso di alta formazione in partenza il 5/11. Iscrizioni entro il 3/11!

Il 5 novembre partirà il nuovo corso di alta formazione Forestare promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino e curato dalla piattaforma artistica Mali Weil. Un momento unico per indagare la città, il modo di abitarla e le radici da cui partiamo nel concepire il vivere di comunità.
Abbiamo chiesto ai curatori di raccontarci qualcosa di più del progetto Forests e del corso Forestare.

 

Da dove nasce il progetto Forests?

Il progetto nasce nel 2018 con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo tramite il bando Ora! Produzioni di Cultura Contemporanea e coordinato da Centrale Fies. Forests è un’indagine sulle caratteristiche giuridiche, sociologiche e antropologiche legate allo spazio della foresta, non solo all’aspetto botanico, ma anche alle sue relazioni con l’immaginario politico occidentale. Forests è composto da una serie di azioni artistiche, di ricerca e di divulgazione. L’idea alla base è che la foresta sia da sempre un serbatoio di relazioni con l’alterità. In questo senso Forestare, fare foreste, significa stringere alleanze capaci di trasformare la nostra idea di futuro. 

In che cosa consiste il corso di alta formazione immaginato insieme alla Fondazione per l’architettura / Torino?

L’azione che abbiamo immaginato fa parte del filone School, ovvero una scuola per “forestali” sullo spazio della foresta. È un percorso unitario ma diviso in frammenti, immaginato per professionisti del mondo dell’architettura e del paesaggio.
Mali Weil questa volta cura l’evento e il parterre di ospiti è ampio: presenta diverse eccellenze nella ricerca contemporanea sul rapporto politico tra foresta e città, tra human e more than human, tra spazio antropizzato e rewilding. Durante i differenti moduli gli ospiti saranno in dialogo con i professionisti e tra loro, modalità che siamo riusciti a mantenere anche con la nuova formula webinar, imposta dall’emergenza sanitaria, ma in realtà anche molto funzionale per i professionisti.

Ci parli dei relatori, quali saranno i temi che tratteranno?

Gli approcci sono molto differenti. C’è chi affronta la foresta da un punto di vista filosofico, chi paesaggistico, chi giuridico, chi botanico. L’idea è di mettere insieme architetti con ricercatori di altre discipline. Cambiare la forma della nostra città è una sfida che richiede di pensare l’impensabile, questo non si può fare da un unico punto di vista.
Stefano Boeri sta già da tempo sviluppando un’idea di foresta urbana, città foresta, come possibilità di rigenerare le nostre città in questo emisfero. Un’esperienza molto differente da quella di Paulo Tavares, architetto brasiliano molto impegnato nell’attivismo in favore degli indigeni della foresta amazzonica e con una chiara idea della foresta come città espansa. Sarà poi presente anche Andrea Cassi, architetto con base a Torino che da anni concentra il suo lavoro su architetture e paesaggio al di fuori della città.
Ci saranno poi Mauro Agnoletti, voce autorevole sul paesaggio mediterraneo, Vinciane Despret con un focus sugli esseri che costruiscono come noi, anche se con forme molto diverse e quindi non riconosciute come architetture. Emanuele Coccia approfondirà, invece, la tematica su cosa può diventare lo spazio urbano nel momento in cui la città si è suicidata come durante il lockdown, e Michele Spanò, che nell’ambito della filosofia del diritto si occuperà di come l’uomo interpreta la natura.

In che modo i partecipanti potranno interagire con il progetto generale?

L’idea è che persone che hanno un’attitudine al progetto insita nel loro lavoro, e probabilmente in loro stessi, possano declinare praticamente i contenuti in un processo generativo conclusivo. Abbiamo immaginato un percorso culturale che li aiuti e li porti a strutturare un progetto, una modalità pratica operativa, in modo che ognuno possa seguire un proprio percorso di ricerca che lo/la guidi durante questi incontri. Alla fine del corso ci sarà quindi tempo a sufficienza per condividere i propri spunti progettuali, in forme  completamente aperte.

 

Mali Weil è una piattaforma artistica costituita da Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli e Mara Ferrieri, di base a Trento. Forests è il progetto artistico e di ricerca, da loro ideato, che si articola attraverso diversi media e in molteplici episodi, con l’obiettivo di ripensare le nozioni di città e di cittadinanza a partire dalla natura giuridica, sociale e narrativa della foresta.

Il corso di alta formazione Forestare per Fondazione per l’architettura / Torino rientra in questa serie di attività. In totale, il corso prevede 5 moduli webinar da due ore ciascuno in programma il 5, 10, 12, 17 e 24 novembre. Le iscrizioni scadono il 3 novembre: iscriviti subito! 

Fondazione Telethon, Asunción, Paraguay. Progetto di Gabinete de Arquitectura