La città dei ragazzi

La coscienza del sé e degli altri passa anche dalla percezione degli spazi pubblici; per questo la coprogettazione si traduce in un’occasione per trasmettere ai giovani i valori della democrazia e la consapevolezza del loro ruolo nella trasformazione di ciò che li circonda. Ne parlano Chiara Luisa Pignaris, Gianluigi Ricuperati e Cristiano Giorda.

Con l’espressione spazio pubblico si intende quell’insieme di strade, piazze, slarghi, parchi e giardini che separano gli edifici nel momento stesso in cui li mettono in relazione tra di loro. Un sistema di vuoti urbani che rappresentano, per così dire, il negativo del costruito, dove chiunque può incontrarsi e confrontarsi, facendone qualsiasi utilizzo purché nel rispetto della democrazia.
Se progettati e gestiti con la cura necessaria, fanno sì che chi li vive si senta parte della città, percependo allo stesso tempo la città come propria. Questo vale per tutti, per i residenti come per i turisti, ma soprattutto per una categoria particolare: gli adolescenti, ossia coloro che vivono quel periodo della vita in cui si assapora per la prima volta l’autonomia.
E se è vero che la coscienza del sé passa anche dalla percezione dei luoghi e degli usi cui questi si possono prestare, è fondamentale coinvolgere i ragazzi nei processi di trasformazione urbana. La Fondazione lo sa bene e da tempo dedica il suo impegno alle iniziative promosse dal Laboratorio Città Sostenibile di ITER della Città di Torino, una struttura nata 17 anni fa per promuovere la progettazione degli spazi urbani attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini.

Chiara Luisa Pignaris, durante la conferenza La città dei giovani adulti promossa dalla Fondazione nella cornice del Festival dell’Educazione, ha spiegato quanto sia difficile coinvolgere i ragazzi nelle scelte per il proprio ambiente di vita attraverso percorsi classici, soluzioni che spesso interessano solo la fascia di età tra i 40 e i 60 anni. “Per questo”, racconta Pignaris, architetto e responsabile di Cantieri Animati, società fiorentina che dal 2003 opera nel campo della facilitazione della comunicazione sociale e nelle pratiche di coinvolgimento attivo degli abitanti, “è necessario costruire progetti ad hoc, come abbiamo fatto con il processo partecipativo Rimpiazza, un’iniziativa cha ha coinvolto cinque classi di studenti tra i 16 e i 20 anni dell’Istituto Salvemini di Firenze per riqualificare la piazza storica della Santissima Annunziata”. Riflettendo sui concetti di democraticità, inclusione ed esclusione degli spazi, i ragazzi hanno ascoltato le esigenze e le idee di 200 persone tra residenti, operatori culturali e commercianti della zona, delineando le soluzioni per dare una nuova vita alla piazza, tra cui la pedonalizzazione dell’area e il miglioramento dell’illuminazione, un cinema all’aperto e aree da dedicare al verde, agli spettacoli musicali e agli eventi culturali.

La filosofia dietro all’iniziativa Rimpiazza è la stessa su cui si basa Young Adult City, il progetto ideato dallo scrittore e curatore Gianluigi Ricuperati, in attesa di essere lanciato per dare vita a un pezzo di città interamente dedicato e abitato dai ragazzi tra i 12 e i 16 anni. Non un’utopica isola che non c’è, ma “un luogo concreto che risponda a un’esigenza sociale diffusa: dalle necessità psicologiche dei ragazzi a quelle più pratiche dei genitori, da quelle sociali delle amministrazioni a quelle economiche delle aziende. Un luogo dove gli adolescenti possano avventurarsi nello spazio urbano, appropriandosene attraverso tre ordini di attività: gli sport metropolitani come lo skateboarding e il parkour, l’approfondimento di discipline che non vengono studiate sui banchi di scuola come la programmazione informatica e l’avvicinamento a nuovi mestieri, tenendo bene a mente che oggi il lavoro non si cerca, si inventa”. È così che Ricuperati descrive questa area franca, dotata di una propria moneta, da realizzare magari nella periferia urbana e dove i suoi abitanti sono sì monitorati, ma senza arrivare mai a un eccesso di sicurezza, “perché la libertà viene prima della protezione”. Un luogo dove la coprogettazione si traduca in un’opportunità di apprendimento, per i giovani così come per gli adulti.

Conquista e copregattazione sono due concetti ribaditi anche nelle parole del terzo relatore, il docente del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino Cristiano Giorda: “Conquistando gli spazi i ragazzi conquistano la loro identità. Imparano a percepire questi ambienti come un insieme di punti di vista individuali, dove ognuno ripone le proprie ambizioni. Attraverso un processo creativo dove entrano in gioco numerosi attori e altrettante identità, le scelte vengono discusse e condivise e si disegna insieme il futuro della città”. L’obiettivo della coprogettazione non si limita quindi alla modifica dei luoghi: è uno strumento di negoziazione, un’occasione per trasmettere i valori della democrazia e la consapevolezza dell’aiuto che ognuno di noi può offrire nella trasformazione di ciò che ci circonda.