Per riappropriarci della nostra dimensione di esseri non solo evoluti, ma in continua evoluzione, non solo tecnologica ma anche umanistica, quella in cui si riscontrano nel profondo i meccanismi atavici della percezione sensoriale, dobbiamo operare forzature apparenti, faticare paradossalmente per ritrovare la capacità di scegliere in modo istintivo ciò che è meglio per il nostro e l’altrui benessere. Questo percorso di approccio al tema del colore, al ruolo giocato dal colore come contribuente al nostro equilibrio psico-fisico, secondo canoni fisiologici e percettivi che ci riportino alle nostre origini primitive, costringe i progettisti a essere non solo dei tecnici o dei tecnologi ma veri e propri umanisti. Il progettista deve riuscire a uscire dalla sfera dell’autoreferenzialità e ricongiungere le esigenze, sapendole riconoscere, agli obiettivi, sapendoli immaginare, e agli strumenti, sapendosene servire. Un percorso di rieducazione non immediato ma necessario, perché se è vero che sempre di più non scegliamo in modo istintivo ma mediato, è altrettanto vero che in modo istintivo sentiamo. Malessere e benessere non sono opinabili.
L’incontro è gratuito grazie al sostegno di Cult Lab Torino.