Martedì 1° marzo 2016
Film Commission Torino Piemonte, Sala Il Movie
Via Cagliari 42, Torino

Nata nel 1955, Anne Lacaton si laurea in architettura nel 1980 a Bordeaux, dove nel 1984 consegue un master in urbanistica.

Nel 1987 fonda a Parigi con Jean-Philippe Vassal Lacaton & Vassal; l’attività del duo spazia tra il disegno di luoghi commerciali, educativi, culturali e residenziali; ciò che unifica in modo trasversale la loro pratica è una ricerca in ogni situazione progettuale degli elementi essenziali e il desiderio di creare un linguaggio architettonico basato sul ricorso a sistemi a basso costo; non materiali e finiture pregiate, ma qualità dello spazio. Propongono un riuso intelligente dell’esistente, basato sul rimodellamento e sul ridisegno anziché sulla demolizione e ricostruzione, attraverso la valorizzazione delle possibilità di trasformazione di ogni edificio. Il risultato sono costruzioni che ricorrono spesso all’uso di materiali di recupero, secondo il principio per cui il 90% di ciò che è necessario per un nuovo progetto è già presente in loco, e con ampi spazi che si connotano in modo fluido tra interno ed esterno.

Il Grand Prix National d’Architecture nel 2008, l’International Fellowship del Royal Institute of British Architects nel 2009, il Daylight & Building Components Award, Villum Fonden nel 2011 e il premio Equerre d’Argent nel 2011 sono tra i principali riconoscimenti ricevuti. I lavori dello studio sono stati inoltre nominati più volte per il premio per l’architettura contemporanea Mies van der Rohe.

A colloquio con Anne Lacaton

“Reinventare è il lavoro quotidiano degli architetti”. Con queste parole Anne Lacaton, co-fondatrice dello studio francese Lacaton & Vassal, ha dato avvio alla conferenza tenuta il 1° marzo all’interno del ciclo di incontri Looking Around della Fondazione per l’architettura. E in queste parole si può sintetizzare la filosofia che fa da filo conduttore nella sua pratica professionale, caratterizzata da un approccio estremamente attento e rispettoso del contesto in cui opera, non solo da un punto di vista architettonico, ma anche a livello sociale. Un esempio fra tutti: la sede del FRAC di Dunquerke; l’edificio si trova in un’area portuale dismessa ed è l’unico sopravvissuto, con il compito di rappresentare la memoria dei cantieri navali poiché di lì passavano le navi per l’ultima fase dell’assemblaggio prima di prendere il largo.

In che modo lo studio ha scelto di intervenire su un edificio così imponente da essere definito “la cattedrale”?

Nel modo più delicato possibile: senza riempirlo! Una volta entrati per il primo sopralluogo gli architetti si sono infatti trovati di fronte ad uno spazio ampio e vuoto, di enorme fascino e hanno subito compreso quale enorme peccato sarebbe stato suddividere l’interno per svolgere le funzioni indicate dal concorso cui intendevano partecipare. Decisero quindi di lasciarlo intatto e creare un suo gemello, identico per volumetria, ma costruito secondo le necessità attuali, “un modo per rispettare il passato, per far rinascere il luogo senza porsi in competizione con la struttura originaria o esserne schiacciati”. La stessa lettura del contesto e modalità di intervento si ritrova anche nei numerosi interventi di ristrutturazione dell’architettura moderna di edifici di social housing, nei quali lo studio Lacaton & Vassal si è spesso opposto alla decisione di demolire e successivamente ricostruire, preferendo intervenire direttamente sull’esistente, magari aggiungendo parti nuove.

Un scelta che obbliga a fare i conti con numerosi vincoli. Perché allora non adottare la soluzione più semplice?

Perché sarebbe una sconfitta per l’architettura affermare che nulla può essere fatto per migliorare un edificio. E perché significherebbe dare un messaggio sbagliato a chi lì ha sempre vissuto, vorrebbe dire che quel luogo è talmente “brutto” che nessuno saprebbe come trasformarlo. “Per far meglio bisogna sempre aggiungere, mai demolire” ritiene Anne Lacaton. Questa affermazione è alla base dell’intervento di ristrutturazione della Tour Bois le Prêtre a Parigi nel 2001, un condominio composto da 100 appartamenti; lo studio Lacaton & Vassal decise di concentrarsi sull’interno, ricercando i punti di forza e mettendo in luce le criticità. Non potendo modificare facilmente l’articolazione degli ambienti suddivisi da muri in cemento armato, scelsero di creare un solaio esterno per ampliare gli appartamenti con balconi e giardini d’inverno.

Una soluzione che avrà certamente comportato costi superiori…

Al contrario! È stato speso metà del budget previsto per la demolizione e ricostruzione. La ristrutturazione infatti ha potuto svolgersi senza far traslocare le 100 famiglie che vivevano all’interno, riducendo la spesa e i disagi; inoltre si è cercato di toccare il meno possibile la struttura originaria, ma ci si è limitati a lavori di finitura; infine l’ottimizzazione dei materiali e il ricorso a moduli prefabbricati per le estensioni hanno consentito un ulteriore risparmio. Il risultato è stato un miglioramento della qualità della vita degli abitanti, aspetto direttamente legato alla generosità degli spazi a disposizione e alla libertà con cui questi possono essere utilizzati. Un risultato che costituisce la vera finalità della progettazione perché secondo Anne Lacaton il compito dell’architetto non è solo quello di migliorare uno spazio a livello estetico ma di renderlo abitabile dalle persone.

© Edoardo Piva
© Edoardo Piva
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© Edoardo Piva
© Edoardo Piva

I progetti

La sede del FRAC, realizzata nel 2013 a Dunkerque nella Francia settentrionale, è un centro d’arte contemporanea situato in un vecchio deposito di imbarcazioni nel porto della città, chiamato Halle AP2. Nell’intervenire su questo edificio i progettisti si sono riproposti di rendere il centro un catalizzatore dell’area, concentrando attività eterogenee ma senza cancellare la struttura originaria. La soluzione adottata è consistita nella duplicazione di Halle AP2 con un secondo spazio delle stesse dimensioni e forme del primo e ad esso appoggiato. I due edifici sono utilizzati in modo autonomo o in modo combinato, garantendo spazi di dimensioni adattabili a seconda delle necessità.

Il Palais de Tokyo di Parigi, costruito nel 1937 per l’Expo, rimase incompleto fino al 1999, anno in cui il Ministero della Cultura decise di trasformarlo in uno spazio di esposizione e creazione per artisti. Al momento dell’intervento l’edificio si presentava come uno spazio nudo di aspetto industriale, sul quale Lacaton e Vassal proposero una strategia di “postproduzione leggera”, che valorizzava le caratteristiche fisiche ed estetiche del complesso, creando un ambiente flessibile e fluido. Il risultato dell’intervento è una superficie di 22mila metri quadri che ospita aree espositive, sale cinematografiche, una sala concerti, un caffè, un negozio-libreria e uffici.

Per conoscere tutti i progetti vai al sito dello studio Lacaton & Vassal.