Wright a Torino

Il 27 marzo inaugura alla Pinacoteca Agnelli la mostra “Frank Lloyd Wright tra America e Italia”, un’occasione per approfondire l’architettura organica e l’influenza del pensiero wrightiano in Italia. Tutti temi che saranno indagati anche a parole il 24 maggio in un incontro dedicato.

“In Italia non vi è prova più grande di un felice abitare. I palazzi, i dipinti e le sculture sembrano nascere come fiori al lato della strada e cantare la loro esistenza”. Parola di Frank Lloyd Wright, maestro del Movimento Moderno, capofila dell’architettura organica, nonché protagonista della mostra Frank Lloyd Wright tra America e Italia aperta dal 28 marzo presso la Pinacoteca Agnelli e che approfondiremo il 24 maggio in occasione di un incontro dedicato.

Fino al 1° luglio, fotografie, oggetti, cataloghi, litografie e disegni originali occuperanno gli spazi della Pinacoteca andando a comporre un percorso che esplorerà le differenti tipologie di edificio – case, musei, uffici, grattacieli, biblioteche… – firmati dall’architetto, accostando opere iconiche come la Casa sulla cascata o il Guggenheim di New York a progetti meno noti.

In particolare, a finire sotto la lente dell’esposizione sarà l’architettura organica così come concepita da Wright, ossia quella filosofia progettuale che pone al centro la continua ricerca di equilibrio tra uomo e natura, tra ambiente costruito e ambiente naturale, e il modo in cui questa branca architettonica ha influenzato non solo le opere dell’architetto statunitense, ma anche quelle dei suoi colleghi italiani.

Il punto di partenza della mostra sarà il viaggio in Toscana che Wright, spinto da una crisi esistenziale, intraprese nel 1910. Un soggiorno di oltre sei mesi durante il quale pose le basi per un pensiero architettonico che rappresentò un importante elemento di coesione per molti architetti italiani del periodo e non solo; dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’architettura organica rappresentò quell’ideale di libertà e di democrazia da perseguire per la ricostruzione del Paese e nel 1951, quando l’ormai ottantaquattrenne Wright riapprodò alla penisola in occasione di una sua mostra itinerante, fu celebrato come visionario dell’architettura moderna e della politica democratica.

Ma cos’è di preciso l’architettura organica? Come questa è stata influenzata dalle trasformazioni politico-economiche italiane e americane? E che impronta ha lasciato nel dibattito architettonico, urbanistico e paesaggistico del nostro Paese? A questa domande risponderà l’architetto Elena Dellapiana durante l’incontro di giovedì 24 maggio, un appuntamento che prevede il riconoscimento di 4 crediti formativi e che sarà preceduto dalla visita alla mostra.